Nel 1055 Roberto il Guiscardo aveva conquistato Catanzaro e Taverna.
Egli si rese conto della grande importanza strategica che in quel tempo
aveva la città e perciò decise di costituirvi, nel 1070, un grande
castello. La costruzione avvenne cinque anni dopo la conquista della
città e ciò e avvalorato anche da vari storici. Però non si deve e non
si può escludere che, anche prima di tale epoca, a Catanzaro, nello
stesso luogo, esistesse un precedente castello e che esso fosse stato
modificato o ingrandito dai Normanni. E’ noto che nel 906 i Saraceni
avevano conquistato, con un assalto notturno, Catanzaro depredandola e
che dal 922 al 937 la città era centro di un principato musulmano. In
essa i saraceni si mantennero fino al 985. Dopo la costruzione o
ricostruzione del castello i Normanni spostarono a Catanzaro il centro
militare della zona che prima era Taverna e determinarono con ciò
l'ascesa della città. In questo castello ebbero sede i conti di Falloch,
Ugone di Falloch, Roberto di Loritello, Pietro Ruffo e Antonio
Centelles. Il castello subì vari assedi, tra i quali quello del
Cenlelles nel 1445 e quello dei francesi di Francesco I contro gli
spagnoli di Carlo V. La città nel 1445 chiese ai re Alfonso d'Aragona di
non essere tenuta a custodire il castello ed il re lo concesse
all'Università con il potere di spianarlo dal lato verso la città. Fu
così che il castello diventò una cava cui si attinse per materiale
vario, si disse che la porta della chiesa di S. Maria delle Grazie
(Osservanza) era, di una sala del castello e nel 1501, quando il Vescovo
Tornefranza migliorò la cattedrale la ornò di marmi tolti dal castello.
Esso venne ad assumere sempre più con l'andar del tempo, una funzione
decorativa. Nel 1831 era denominato forte di S. Giovanni ed in esso
sistemati i cannoni che sparavano a salvenelle solenni ricorrenze.
Dell'originario complesso d'età normanna, spicca la bella torre quadrata
merlata, che accoglieva l'orologio pubblico, osservabile da via Carlo
V. In una nicchia del muraglione perimetrale prospiciente su Piazza
Matteotti, si trova ora la fontana del cavatore, opera scultorea in
bronzo e granito di Giuseppe Rito, espressivo simbolo del lavoro umano e
della città. Nel tempo in cui il castello Normanno di Catanzaro era
nel suo maggior fulgore, viveva una bambina di nome Pulvirosa. Aveva una
faccia triste e gli occhi sempre pieni di lacrime. Ella era una delle
più piccole serve nell'imponente castello dei Normanni. I suoi capelli
neri e folti erano sempre impolverati, indossava ogni giorno un vestito
sgualcito con toppe variopinte di qua e là. Pulvirosa disgraziatamente
aveva perso entrambi i genitori durante la guerra contro i bizantini e
qualsiasi attività fosse intenta a svolgere non riusciva a dimenticare
mai il momento in cui, fra i morti, aveva visto il volto di sua madre e
di suo padre. Come se non bastasse, durante le sue giornate di pieno e
faticoso lavoro non era riuscita a trovare una vera amica con cui
parlare e alla quale confidare i suoi segreti, ma una sera affacciandosi
alla finestra della sua stanza situata ai piedi della torre, notò una
luce che da chiara si faceva sempre più intensa e proveniva dalla
finestra sovrastante. Dopo qualche attimo vide il profilo di una giovane
fanciulla sporgersi; i capelli erano corti e così biondi da sembrare
quasi bianchi; gli occhi grandi miravano felici il cielo stellato della
limpida serata. Pulvirosa contenta per quella presenza, guardava pensosa
e curiosa: chi mai poteva essere? II tempo passava e Pulvirosa notava
sempre quella presenza e così una sera provò a chiamarla con voce
sottile. La giovinetta si guardò intorno fino ad incontrare la sagoma di
Pulvirosa e si fecero entrambe la stessa domanda. Così ella seppe che
quella fanciulla era la figlia del re e che si chiamava Chiaralba. Da
quel giorno le due ragazze divennero amiche, si videro ogni sera e si
raccontarono le loro giornate. Passò un mese dal loro incontro e una
sera Chiaralba riferì a Pulvirosa di avere un segreto molto importante
da rivelarle e le diede appuntamento per la mezzanotte del giorno
successivo al cancello del castello. Pulvirosa, la notte successiva,
attesa la mezzanotte, attraversò il corridoio dove dormivano le serve, e
raggiunse una scala che conduceva ad un passaggio segreto per il
cortile di ingresso del castello. Attese in silenzio e dopo qualche
minuto vide una figura nera ed inquietante che si dirigeva verso di lei:
era una strega. Essa stordì di parole Pulvirosa ed infine la convinse a
seguirla: la condusse in un punto preciso dove c'era una botola che
sollevò. Questa dava accesso ad un laboratorio segreto, buio, si notava
solo un piccolo bagliore proveniente dall'unica candela accesa, ormai
consumata. In questa stanza c'erano delle piccole librerie, una vicina
all'altra che contenevano tante bottigliette di diverse dimensioni e
forme; con il contenuto di ognuna di esse opportunamente miscelato, si
potevano preparare pozioni magiche: spiegò la strega. Pulvirosa era
stupita e spaventala quando, ad un tratto, osservò meglio il volto della
strega rischiarato dal bagliore della candela e trasecolò: era
Chiaralba! Le chiese subito il perché di quella terribile
trasformazione. Chiaralba cercò di spiegarle che era vittima di un
orribile sortilegio e che se entro breve tempo non avesse trovato un
antidoto in grado di cancellarlo, un terremoto catastrofico avrebbe
distrutto per sempre il castello. Pulvirosa decise allora di aiutarla e,
ogni notte, le due amiche si recavano al laboratorio alla disperata
ricerca della pozione giusta. Un giorno, purtroppo, Chiaralba si ammalò
gravemente e nessun dottore fu in grado di curarla: le lunghe notti
passate al laboratorio avevano per sempre sfinito il suo giovane corpo.
Una notte Chiaralba si aggravò e fece chiamare Pulvirosa, le due amiche
si abbracciarono teneramente piangendo. Dopo poco Chiaralba morì, ma non
la terribile maledizione. Di lì a poco infatti un terremoto sconvolse
la città, il castello divenne un ammasso di macerie, ma non la torre,
che sopravvisse alla catastrofe, perché luogo di amore e amicizia.
Ancora oggi chi arriva a Catanzaro, attraverso il ponte sulla
Fiumarella (oggi “Viadotto Morandi”), può ammirare l'antica Torre e
nelle notti stellate e senza vento, può udire il bisbiglio proveniente
dalle finestre divelte: sono le voci di Chiaralba e Pulvirosa le cui
anime sono concentrate a raccontarsi la loro giornata e i loro piccoli
segreti… a volte risate argentine vengono anche udite dagli ignari
passanti che si soffermano di notte ad ammirare, da via Carlo V, ciò che
resta del Castello Normanno.
Dal Web
Wow!!! E sì che sono calabrese....ma questo castello non l'avevo mai visto!!!
RispondiEliminaCome sempre i tuoi post sono fantastici!!!
^__^
ciao, cri
sinceramente anche io sono calabrese e non ho mai sentito parlare di questo castello in via carlo V a catanzaro e il bello che in quella via ci ho anche abitato per un po di tempo a riguardo ho inserito una sezione che riguarda tutti i castelli calabresi ho almeno i piu conosciuti :D
EliminaSi ho visto la sezione di cui parli ed è veramente interessante. Io amo i castelli e non appena ho la possibilità vado a visitarne qualcuno.
RispondiEliminaTra l'altro adesso vivo in provincia di Lecco, vicinissima a molti castelli... ti puoi immaginare le mie sensazioni e quanto può galoppare la mia fantasia!!!!
Ciao e a presto!
si lo immagino perchè anche io li adoro una reggione ricca di castelli e il trentino li ci sono stata e sono andata a visitare il Castel Tirolo a tirolo vicino al Centro avifauna e bellissimo non basta un giorno per girarlo tutto visto quanto e grande io non ho avuto la possibilita di finire il giro xke stavano per chiudere ho visto solo l'ingresso e credimisono rimasta a bocca aperta per quanto era spettacolare...
EliminaSi, il trentino dev'essere fantastico!!! ...e poi il verde e le montagne che lo circondano sono lo sfondo ideale per i castelli che sono rimasti!!!
EliminaIo non ci sono mai stata...ma devo rimediare!!!!
Ciao ciao
Cri
cri te lo consiglio credimiio non volevo più andarmene da li veramente stupendo
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