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Torre del Drogone

Testimone imponente dello splendore che la cittadina di San Marco Argentano conobbe in epoca normanna e' la torre detta di Drogone. Edificata nel 1048 circa sui resti di una precedente fortezza romana per volere del duca Roberto il Guiscardo, la grossa torre è formata da un corpo cilindrico detto motta, alto più di 22 metri e con un diametro di circa 14 metri. La motta è una tipica fortificazione di origine normanna, consistente in una specie di poggio artificiale, alto fino a una quindicina di metri e fatto con terreno di riporto, estratto dal fossato sottostante e compattato ad arte. In cima a una siffatta collinetta sorgeva una torre, generalmente circolare che serviva per il controllo del territorio, e oltre a un presidio armato poteva contenere al primo piano degli spazi abitativi, e al pianterreno il deposito e la dispensa. La torre del Drogone di San Marco Argentano è coronata da ben 66 mensoloni lapidei di forma triangolare, sporgenti dall'apice della struttura. La torre di San Marco Argentano è suddivisa in cinque piani ad ambienti circolari: la Sala delle Granaglie, posta nel sotterraneo, coperta da una volta conica senza aperture di illuminazione, è interamente accolta nel rivellino. La Sala delle Prigioni, posta al primo piano, è priva del soffitto, crollato negli anni '30, mentre la Sala delle Armi, che si trova al secondo piano, ha la volta a sesto leggermente acuto e delle lunette di inconsueta estensione. Nella torre di Drogone vi è una Sala delle Udienze posta al terzo piano. Infine la Sala del Principe, situata nel quarto piano, conserva quasi intatta la sua struttura originaria. Di particolare rilievo l’antico forno, inglobato nella parete dell’edificio. All'interno della torre di Drogone, i singoli ambienti delle cinque sale sono collegati tra di loro da una piccola e alta scala a forma di elica. La torre, utilizzata come prigione da Federico II di Svevia, appartenne fra gli altri alle famiglie Corsini, ai Sanseverino ed agli Spinelli. La torre del Drogone di San Marco Argentano nel corso del 1700 subì diversi rimaneggiamenti, dapprima perché adibita a prigione, poi perché gravemente danneggiata dal violento terremoto che colpì la Calabria nel 1783. 

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